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abbiamo le prove: La volta che ho smesso di respirare e tutte le altre volte.

Funziona più o meno così: il buio fa male, un passaggio stretto o una stanza piccola fanno male, il treno, la macchina, le gallerie. Le scene dei film fanno male: la faccia tirata dell’attore che si porta le mani alla gola, tossisce, muore. Le parole fanno male: “soffocare”, “strozzarsi”, “insufficienza respiratoria”. Un niente può fare male. Gli amici intorno ridono e scherzano più forte per distrarti, ma è come stendere una coperta addosso a un ipotermico. Grazie, davvero, solo che ricomincia questa cosa, l’avevate addormentata e adesso si risveglia per nessun motivo al mondo.

(una mia illustrazione per il racconto di Giusi Marchetta)